
Io voglio che tu mi ami, perché ne ho bisogno… e anche tanto.
Perché mi sono frantumato in mille pezzi. Per te, ho provato così tanto dolore, da giungere nel posto più buio di me stesso, scorgendovi così tanta verità, da non saperla assimilare tutta d’un fiato.
Ho accettato la spada di Damocle che pende sulla mia lunga e bugiarda gola, divenuta negli anni un tappeto rosso sulla quale sfilano i miei succhi gastrici, frutto del mio essere succube e frustrato.
Io voglio che tu mi ami, perché lo pretendo in maniera violenta.
Per te percorrerei chilometri sotto la pioggia che scroscia senza tregua, maledetto il giorno in cui ho iniziato a inseguirti senza mai voltarmi verso ciò che calpesto e ciò che trascuro, quelle pozzanghere in cui inciampo mi offrono acqua putrida.
Io son condannato a berla per continuare la mia irrefrenabile corsa verso te.
Io voglio che tu ami adesso e non tra qualche anno, non so che farmene delle promesse.
Sono dei debiti contratti col più sadico degli strozzini: il tempo. A lui non interessa del tuo percorso, se quest’ultimo ti porterà da me o altrove, un giorno farà scorrere le sue fredde e sottili dita sulla sua elegante agenda di pelle scura e troverà il tuo nome. Si presenterà come un amico di vecchia data che vuole fare conversazione, ricordando i bei momenti; quando ti sarai concessa completamente: vulnerabile come una bambina, lui ti infilzerà dritto nella milza facendoti rinsavire, ti sentirai avvilita come Giulio Cesare. E non sprecare quelle lacrime che ora getti sull’asfalto perché il sangue già scorre a fiumi inondando la strada, piuttosto stringi i denti e trattieni quei preziosi liquidi. Qualcuno si appresterà a soccorrerti, ma quando si accorgeranno del tipo di ferita che indossi, non potranno esserti d’aiuto in alcun modo. Sarai costretta ad attendere una nuova visita del tempo per stipulare un altro patto, questa volta con gli interessi. Incontro dopo incontro diverrai sempre più fredda e serberai nelle tue viscere grandi quantità di acido, la chiamerai esperienza.
Io desideravo te e il tuo amore, ma alla fine ho ottenuto solo una storia da raccontare per intrattenere qualche viandante e la sua clemenza, per ricevere due spicci e comprarmi la cena. Non sono neanche sazio.
di Marco Moschetta