Maid: una storia di sopravvivenza e riscatto sociale

Cosa rimane dopo aver visto Maid? Tristezza, incredulità, rabbia, felicità, soddisfazione. Ogni singola emozione viene tirata fuori dallo spettatore e lasciata lì, nuda sul petto, mentre Alex (la protagonista) cerca di sopravvivere. Si, perché è di sopravvivenza che si deve parlare. Alex Langley, interpretata da una strepitosa Margaret Qualley, è una giovanissima ragazza madre che cerca di sopravvivere al suo fidanzato violento, Sean. Quella di Sean non è una violenza fisica, non lascia segni sul corpo. Nessun livido, nessun graffio, niente sangue. Il suo è un abuso emotivo. Sean è un alcolista, un alcolista violento che spaventa e tiene in pugno Alex fin quando una sera lei decide di scappare. Fugge dopo l’ennesima ubriacatura di Sean, dopo che lui colpisce il muro con un pugno e scaraventa un bicchiere frantumandolo in mille pezzi tant’è che i frammenti finiscono nei capelli della piccola Maddy. Lo spavento è stato tale da indurre Alex a scappare insieme a sua figlia nel cuore della notte. Da qui ha inizio il suo calvario. 

Alex diventa una persona povera nell’America moderna. Non ha soldi, non ha un lavoro, non ha una casa, non ha un reddito e non ha una famiglia. Infatti la madre, Pola, è una sorta di artista hippie con problemi psichiatrici e il padre, Hank, non si è mai interessato a loro dopo che la madre scappò da lui. Alex non vuole chiedere aiuto a nessuno, non vuole suscitare pietà nelle altre persone. Rifiuta l’aiuto anche quando le persone sono disposte a darle una mano senza chiederle nulla in cambio, come l’amico Nate e il suo stesso padre. Lei vuole farcela da sola anche se questo comporterà passare una notte con Maddy nella sala d’attesa del porto del traghetto.  Alex si rimbocca le maniche, trova un lavoro che la porta a lavare i bagni e le case dei ricchi americani. Nel frattempo cerca di ottenere i sussidi governativi per un’abitazione, per il cibo e per l’asilo di Maddy. Una strada tortuosa, se non impossibile, quella dei sussidi statali, sembra che più tu sia povera e più lo stato ti complichi la vita. Come se essere povero sia una tua colpa! Alex finisce anche in un rifugio per donne vittime di violenza dove trova un porto sicuro per lei e sua figlia ma allo stesso tempo è Il posto dove affronterà uno dei momenti più difficili del suo percorso: il tribunale le toglie l’affidamento di Maddy. Alex non si arrende e per riprendersi sua figlia è disposta a fare qualunque cosa, anche pulire un bagno di una casa “post-sfratto” (casa occupata abusivamente in cui gli occupanti utilizzano il bagno senza esserci le fognature). Sean le concede l’affidamento congiunto, ottiene i sussidi dal governo per il pranzo e per una casa popolare in un complesso abitativo pieno di ex detenuti. Sembra che le cose stiano andando meglio ma la casa si rivela piena di muffa e Alex e Maddy si ritrovano di nuovo senza un tetto. A questo punto la giovane madre decide di accettare l’aiuto offertogli dal padre. Lui le ospita in casa con la sua nuova famiglia e sembra essere un padre perfetto e un nonno ideale ma Alex ad un certo punto ricorda. Ricorda che la madre scappò da lui perché lui la picchiava da ubriaco. Lei se ne va di nuovo, non vuole che la figlia stia con un uomo violento, proprio quello da cui lei stava scappando. Nel frattempo Alex scrive, dà sfogo alla sua dote naturale e butta su carta le impressioni che le case degli americani le scaturiscono. Racconta quanto si nasconde dietro le vite apparentemente perfette degli americani ricchi e quanta infelicità possa nascondersi sotto il velo dei soldi. E proprio grazie a questi scritti che la giovane madre otterrà la borsa di studio per il college. 

Tante le vicissitudini vissute da Alex: la madre perde la casa perché l’attuale marito giocava i suoi soldi al casinò; viene ospitata insieme alla madre da Nate; la madre Pola in preda ad una crisi mentale si recide un tendine per aver rotto la finestra della sua ex casa. Il cerchio si chiude con il ritorno di Alex da Sean. Lui sembra stare meglio, sembra che stia uscendo dall’alcolismo e sembra dimostrare la volontà di cambiare e di essere un uomo nuovo al punto di fare due lavori dopo che Alex viene licenziata. Peccato che sia tutta una finzione. Appena Alex gli presenta la possibilità di allontanarsi da lui, lui regredisce allo stato precedente. Proprio nel momento in cui Alex ottiene la borsa di studio per il college in Montana. Da qui in poi Sean torna ad abusare di lei emotivamente, riprende a bere, riprende ad essere violento e ad avere il controllo su Alex. La priva del telefono e dell’auto. Alex è in trappola, immobile in un buco senza uscita e senza forze. 

il desiderio di uscire da quel buco è più forte della rassegnazione e Alex trova la forza di scappare con Maddy. Ritorna al rifugio e cerca di riprendersi dall’abuso subito. Resta nella stanza per sedici giorni prima di riuscire  ad affrontare la vita. Grazie all’aiuto di un’amica, Regina, riesce ad avere un buon avvocato ed avvia le pratiche per ottenere l’affidamento esclusivo di Maddy ma Sean non la lascia andare e vuole affrontarla in tribunale. In tutto ciò Alex stava gettando le basi per la sua nuova vita, era ancora in tempo per accettare la borsa di studio e di conseguenza stipula un prestito studentesco e ottiene l’alloggio del college. La strada giudiziaria però allunga i tempi e tutto sembra perduto ma alla fine Sean torna sui suoi passi e capisce che non è in grado di badare a sua figlia. Così dopo tutto questo calvario Alex parte per il Montana con Maddy, lasciandosi alle spalle il passato. 

È una storia forte quella di Alex e diventa ancora più importante per il fatto che la serie è liberamente ispirata ad una storia vera. Difatti “Maid” è il titolo del libro di Stephanie Land, la vera Alex che è passata dalla povertà più assoluta fino a diventare l’autrice di un bestseller. La serie racconta tante cose, si focalizza su tanti aspetti della società che sembrano dimenticati da tutti. In primis scopre il velo su quanto possa essere subdola una violenza domestica. Violenza non è solo quella che lascia i lividi, violenza è soprattutto quella che manipola, che controlla, che incute paura. Una violenza che annienta la donna vittima. Vista l’assenza di segni si rischia di non credere alla vittima e si rischia di gettarla di nuovo in quel limbo. Dalla serie si capisce anche quanto sia fondamentale l’aiuto di strutture predisposte all’accoglienza delle donne vittime di abuso. È una situazione troppo grande per poter essere affrontata da una donna da sola e l’appoggio di persone che hanno subito la stessa cosa è necessario per trovare la forza di non ritornare dal proprio carnefice. Con la violenza domestica come sfondo viene raccontato anche il paradosso sociale in cui viviamo. Più si è poveri, più si è abbandonati dallo Stato e dalla società civile. Alex viene rifiutata dai locatori perché usa i sussidi, viene vista con disprezzo quando usa i buoni spesa al supermercato, tutti segnali sintomatici di un pregiudizio e un disprezzo sociale nei confronti dei poveri che annienta il soggetto in difficoltà. Altro tema messo in risalto è il regime di precarietà nel quale vengono lasciati alcuni lavoratori, come chi fa le pulizie domestiche. Lavoratori lasciati in balia della discrezionalità del privato senza nessuna tutela statale.  Nonostante ciò “Maid” manda un messaggio forte e chiaro: mai arrendersi. Le difficoltà possono sembrare insormontabili ma con la forza di volontà e un po’di fortuna si riesce a cambiare il proprio destino e ad avere una vita migliore. Nulla è già scritto, dipende tutto da noi. 

di Tommaso Aiello

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