
La donna è come Prometeo. Ogni mese arriva un’aquila a strapparle l’utero dalle viscere, se ne ciba, la lascia sanguinante e, non appena il corpo si è rigenerato, torna a ripetere il mensile strazio.
Un corpo che è in grado di riformarsi autonomamente è materia quasi da fantascienza. Per questo si guarda con fascino la ricrescita della coda di una lucertola – anzi a volte la si strappa apposta per poter osservare un tale mirabile fatto. Si ammira la lucertola, ma non la donna; eppure, anche questa a tutti gli effetti si autodistrugge e si ricrea, anzi, a differenza della lucertola o della stella marina, questa non lo fa solo in caso di violenza, bensì spontaneamente e con una fastidiosa regolarità.
Come mai allora questo potere della donna non viene riconosciuto, ma è invece addirittura insabbiato, disgustato? Nei banchi di scuola, con voce al di sotto che sussurrata, si chiede ad una compagna un tampax; nei luoghi pubblici, con sguardi furtivi e un assorbente nascosto in fretta e furia, si fugge in bagno; scuse svianti giustificano ai maschi il non andare al mare. Gli uomini rabbrividiscono davanti al mestruo, si distanziano talmente da esso – sia fisicamente che intellettualmente – che non ne sanno nulla, sprofondano in una mentalità medievale e gli attribuiscono qualità magiche, credendolo un maleficio o un demonio che si impossessa del corpo della donna e le storce l’umore. Ovviamente c’è una corrispondenza fra il ciclo e il malessere di una donna, visto che mi sembrerebbe innaturale rimanere impassibili mentre una parte del proprio corpo si smembra. Però il rapporto non è bilaterale, poiché la donna – sorprendentemente – è un essere umano, e quindi il malumore (o semplicemente non rispondere all’avance di un ragazzo indesiderato) può avere altre origini.
Nella domanda: “Ma hai il ciclo?” Si riuniscono grande misoginia e allo stesso tempo grande ammirazione: in modo contorto, infatti, si pensa alla donna come a un essere beato, imperturbabile, la cui parvenza mansueta può essere alterata solamente dal demonio che si annida a tradimento fra le gambe, non da preoccupazioni o pensieri propri. Questo è quello che cerco di salvare da sotto il pesante manto di bassa considerazione che copre interamente questa domanda, a metà fra il motto e il disprezzo. Come mai, com’è possibile che la mestruazione venga vista come una dimostrazione di debolezza?
Il corpo della donna ovviamente è minato dalla mestruazione: dismenorrea – forti dolori lancinanti, costanti e crampiformi al basso ventre – spossatezza, giramenti e mal di testa, nausea, lo stress che nasce dal malessere; d’estate si aggiungono cali di pressione e di energie. Questi sintomi però non sono ragione di fragilità, bensì alimentano la forza della donna, che sta nel pensare: “Tutto quello che fanno gli uomini, io sono capace di farlo sanguinando.” È incredibile che un essere umano possa continuare a vivere la vita di tutti i giorni rilasciando una quantità di sangue che, proveniente da una ferita al braccio o alla gamba, farebbe impallidire molti. La forza della donna sta nel corpo, che si dilania e si ricompone, ma soprattutto nella psiche, combattiva, inarrestabile. Allora come mai la donna è stata ed è purtroppo ancora vista come più debole? Come mai esistono luoghi comuni come “Don’t be such a pussy” e “You got balls”, quando una vulva si strappa al passaggio del bambino durante il parto per poi tornare alla sua forma originale, mentre un uomo prova dolori fortissimi per il famoso calcio nelle palle?
Ma il prezzo della mestruazione è la pena di quale colpa? Tornando a Prometeo, qual è il “fuoco” che ha rubato la donna? Si è avventurata su per l’Olimpo e ha sottratto agli dei il dono sovrannaturale di creare la vita; nascosta fra le pieghe della vulva si trova il miracolo della procreazione, vi è celato il fascino più grande della Natura. Non dovrebbe la donna essere considerata forte solo per il fatto di avere un corpo in grado di trasportare, custodire, allevare la nuova vita? Il corpo della donna, ad essere sinceri, sembra racchiudere in sé le leggi dell’universo: crea, distrugge, crea, distrugge, in un cerchio, in un ciclo, che continua da millenni, in una forma armoniosa che trova forza nella sua perfezione, nella sua circolarità, nella sua straordinarietà.
Eleonora Costadura