
Ci troviamo di fronte ad una svolta storica, dopo l’attacco di Putin all’Ucraina, l’ordine mondiale subirà un cambiamento radicale.
Lo spartiacque tra la realtà consolidata e il presente incerto che il mondo sta vivendo inizia il 21 febbraio. Lunedì scorso serpeggiava tra le pagine dei giornali la notizia di un possibile summit tra il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e il Presidente Russo Vladimir Putin. Incontro che avrebbe dovuto essere mediato da Emmanuel Macron.
Il giorno seguente, il 22 febbraio, Putin spiazza tutti riconoscendo le repubbliche separatiste del Donbass, un territorio dell’Ucraina filorusso, ostile alla stessa Ucraina. Putin giustifica questo atto con un lungo video dove spiega perché quel territorio va difeso con una “missione di pace” e dà anche una spiegazione storica di come l’Ucraina sia parte della Russia e che la sua nascita sia stata solo un errore. Ripercorre la storia con una vena critica sulla rivoluzione russa del 1917 e con una bandiera zarista dietro le spalle, sembra che inneggi la gloria della “Grande madre Russia” imperialista.
L’Unione Europea e la Nato hanno mostrato subito la loro delusione verso l’agire di Putin e hanno attuato le sanzioni tanto dichiarate. L’Unione Europea ha varato due pacchetti di sanzioni, limitando il 70% dell’economia russa, come ha affermato Ursula Von Der Leyen.
Ai pacchetti europei si aggiunge il pacchetto Usa. L’Europa sta lavorando ad un terzo pacchetto che comprenderebbe l’esclusione della Russia dal circolo SWIFT (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication), il sistema circolatorio delle transazioni commerciali internazionali. L’esclusione dallo SWIFT sarà la sanzione più dura verso la Russia e nei primi giorni del conflitto alcuni paesi europei, come Germania e Italia, andavano cauti sulla questione. Lo scenario è cambiato, tant’è che due giorni fa il Premier Draghi ha appoggiato la possibilità dell’esclusione dallo Swift della Russia.
Oggi l’Italia, come la maggior parte dei paesi europei, ha chiuso lo spazio aereo alla Russia, sanzione che verrà ricompresa nel terzo pacchetto di sanzioni.
Ieri il gruppo di hacker Anonymous ha dichiarato la cyber-guerra alla Russia. Nel video diffuso dal gruppo, l’uomo mascherato ha minacciato apertamente il presidente russo, dichiarando che gli hacker di tutto il mondo colpiranno i siti governativi russi e le piattaforme segrete del Cremlino e sempre Anonymous ha dichiarato di aver paralizzato il sito del Cremlino e del Ministero della difesa.
il punto cruciale di questa guerra è l’energia. L’Europa dipende energeticamente dalla Russia per le forniture di gas e petrolio. Paradossalmente siamo noi europei a finanziare la guerra di Putin con le forniture di energia che stanno continuando nonostante la guerra.
Dipendenza energetica che è stata al centro del discorso di Draghi al parlamento. L’ex presidente della Bce ha criticato l’operato della politica italiana per non aver agito prima sulla questione della dipendenza energetica dalla Russia. Il capo dell’esecutivo ha preso in considerazione anche la possibilità di riaprire le centrali a carbone vista la situazione di emergenza.
In questi giorni è emersa la poca forza di reazione che l’Unione Europea ha a livello internazionale. Si parla solo di Nato e di Usa, come se l’Unione fosse un’appendice di questi due organi. L’unione Europea dovrebbe essere unita, forte e rappresentare una terza parte politica rispetto alla Nato e agli Stati Uniti, non una parte di loro.
Arriviamo a giovedì, giorno in cui con un altro discorso inquietante Putin sferra l’attacco all’Ucraina. Il presidente russo spiega che il suo attacco sarebbe giustificato dalle aggressioni subite dagli abitanti del Donbass da otto anni (lo definisce genocidio) e il suo scopo è quello di “denazificare” e “smilitarizzare” l’Ucraina. L’ex capo del KGB minaccia anche l’occidente intero affermando che chi si intrometterà, vedrà conseguenze mai viste nella storia.
Da giovedì l’esercito russo ha invaso l’Ucraina conquistando territori, attaccando siti strategici e arrivando persino dentro la capitale Kiev. L’Ucraina resiste e dietro le parole del suo leader Zelensky si fa forza. Il premier Ucraino ha chiamato la popolazione ad armarsi e a difendere il proprio paese contro l’invasore Russo. Di poche ore fa è la notizia che domani si terrà un primo negoziato tra i delegati russi e quelli ucraini ai confini della Bielorussia. Sempre poche ore fa Putin ha messo in allerta il sistema difensivo nucleare perché le sanzioni subite dall’occidente sono “illegittime”.
Dopo una settimana così intensa, è difficile capire il comportamento di Putin e quali siano i suoi scopi reali. Putin non riconosce l’Ucraina come nazione autonoma e indipendente e vuole riappropriarsene. Alcuni sostengono che Putin voglia ricostruire i confini del vecchio impero russo e potrebbe attaccare anche i paesi nato, facendo scoppiare così la terza guerra mondiale.
Non bisogna dimenticare che dietro le ragioni politiche e geopolitiche, c’è un popolo che soffre e vede oppresse le proprie libertà con la forza dei carrarmati, questo è inaccettabile nell’Europa di oggi. In Ucraina risuonano gli allarmi anti aerei e la popolazione si rifugia nei bunker, negli scantinati o nella metropolitana, scenari di una storia europea che non doveva e non deve ritornare.
Tommaso Aiello