
Sin dai primordi, l’uomo ha trovato metodi innovativi per salire sul treno del progresso, mostrando curiosità e al contempo preoccupazione e angoscia per il futuro, per il diverso. La nuova sfida è proprio quella di stare al passo con l’evoluzione robotica e di trovare nuovi modi di esprimere le proprie idee: così in passato gli artisti sono riusciti a padroneggiare strumenti come l’arpa e la lira, ma attualmente anche i sintetizzatori, i software musicali, ecc. Oggi persino la tecnologia e le sue articolazioni funzionali sono in grado di comporre brani musicali, oltre agli esseri umani.
L’associazione canadese Over The Bridge ha lanciato il progetto “Lost Tapes of 27 Club”, un album partorito dall’Intelligenza Artificiale, ispirato alla “maledizione dei 27” di cui sono parte Jimi Hendrix, Kurt Cobain, Amy Winehouse e Jim Morrison. Questi artisti sono venuti a mancare all’età di 27 anni e le loro morti sono state spesso romanticizzate, portando a credere che vivere nella sofferenza e nel disagio ogni momento della propria vita sia normale. Come prospettabile, il progetto ha ricevuto aspre critiche perché i fan non possono tollerare il sacrilegio di emulare artisti di quel calibro e non possono fare a meno di pensare ad una potenziale monetizzazione. Tuttavia, è bene puntualizzare che Over the Bridge non sta guadagnando soldi dalle canzoni generate dall’intelligenza artificiale. Anzi, qualsiasi donazione andrà ad aiutare i musicisti e gli addetti ai lavori dell’industria musicale alle prese con la salute mentale.
Over the Bridge ha deciso di utilizzare una rete neurale collaborando con l’IA Magenta, lanciata da Google nel 2016 utilizzando TensorFlow, una vasta libreria di software open source dell’azienda incentrata su applicazioni di deep learning, con l’obiettivo di addestrare le macchine a creare musica e arte. Per quanto riguarda Kurt Cobain e in generale i Nirvana, sono stati analizzati brani classici della band e si è cercato di porli come base di partenza per creare una nuova canzone. A quanto pare, l’IA è stata nutrita da frammenti di brani (l’inserimento di brani completi provocava confusione nell’algoritmo) e dalla voce di Eric Hogan, frontman della tribute band Atlanta Nirvana Nevermind. Il brano partorito dal programma si intitola “Drowned in the Sun”, nato dall’analisi di ogni aspetto musicale, partendo dai testi e melodie vocali, fino alle scelte di note e riff di chitarra. È molto interessante analizzare alcune parti del testo, come “The sun shines on you but I don’t know how” e “I don’t care/I feel as one, drowned in the sun”: in qualche modo l’algoritmo sembra aver riprodotto l’essenza dei Nirvana, in particolare proprio di Kurt, ovvero quella sensazione di panta rei drammatico, per cui tutto scorre lasciando solchi di sofferenza, dinanzi alla quale l’uomo è impotente e inerme. Insomma, una degna imitazione di un songwriting leggendario. Non è la prima volta che si cerca di resuscitare i Nirvana: lo youtuber Funk Turkey ha utilizzato un sistema d’intelligenza artificiale per far tornare in vita la band, dopo quasi 30 anni dallo scioglimento del 1994. Il prodotto è l’inedito battezzato Smother, cui seguono creazioni simili che si basano su altre band come gli AC/DC e i Metallica. Qui, il testo è stato scritto dall’intelligenza artificiale tramite l’applicazione Lyrics.rip, la quale ha utilizzato una libreria di armonie e frasi di altre canzoni della band grunge. La registrazione è stata realizzata con una Fender Stratocaster reale, invece la batteria corrisponde ad un pattern registrato da un software informatico che si ispira a Dave Grohl, celeberrimo batterista dei Nirvana e frontman dei Foo Fighters.
“Drowned in the Sun” è solo una delle uscite di The Lost Tapes of the 27 Club, infatti l’elenco include anche “The Roads are Alive”, ispirato ai Doors; “You’re Gonna Kill Me”, creato utilizzando la discografia di Jimi Hendrix; e “Man I Know”, la versione di Magenta di una canzone di Amy Winehouse. È possibile ascoltare uno dei brani cliccando sul seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=uRRgiaC7cxg&ab_channel=Mr.MojoRisin
Quale sarebbe il modo giusto di rapportarsi a questa evoluzione musicale? Bisogna ripudiare ogni forma di interazione tra musica e AI oppure bisogna accogliere a braccia aperte ogni aspetto di quest’ultima? Come spesso accade, la verità si trova nel mezzo. Da un lato sarebbe assurdo e svilente cercare di imitare canzoni simili a Smells Like Teen Spirit, intesa nella specie come manifesto di Kurt Cobain e di un’intera generazione: la rabbia verso il mondo, verso gli speculatori, verso un mondo pieno di divise e spoglio di ideali, ma anche l’urlo consapevole della difficoltà di costruire un’alternativa praticabile. Si può generare la voglia di rivoluzione?
La risposta è evidentemente negativa, perché per quanto se ne dica il mondo continua a girare perché mosso da un motore immobile di sensazioni invisibili, da passioni percepibili e non per un algoritmo, per quanto possa essere complesso e affascinante. D’altro canto, l’Intelligenza artificiale può essere un potenziamento, un ausilio per i musicisti, come dimostra LyricJam, un sistema in tempo reale che utilizza l’intelligenza artificiale per generare linee di testo per la musica strumentale dal vivo, opera dei membri del Natural Language Processing Lab dell’Università di Waterloo, in Canada. Attualmente, il sistema è in grado di apprendere le espressioni musicali degli artisti e generare testi nel loro stile. Durante la performance del musicista o della band, il sistema riceve continuamente delle sequenze di audio (clip), che la rete neurale elabora per generare nuove linee di testo. Gli artisti possono quindi utilizzare le linee per comporre i propri testi delle canzoni. “Lo scopo del sistema non è scrivere una canzone per l’artista”, spiega Olga Vechtomova, una degli ingegneri del suono implicati nel progetto. “Invece, vogliamo aiutare gli artisti a realizzare la propria creatività. Il sistema genera linee poetiche con nuove metafore ed espressioni, guidando potenzialmente gli artisti in direzioni creative che non hanno mai esplorato prima”. È stato dimostrato dallo studio come migliaia di artisti si siano sentiti incoraggiati e divertiti dall’utilizzo di LyricJam, ma soprattutto spronati ad esplorare nuove realtà musicali. In questo caso, l’intelligenza artificiale è un ottimo terzo braccio che apre nuove porte.
Non bisogna fermarsi alla paura giudicando il progresso e nemmeno ignorarlo: bisogna saperlo padroneggiare per sfruttarlo a proprio vantaggio, per creare nuove e curiose opportunità.
Nel frattempo, nella speranza che questi strumenti vengano utilizzati nel modo più giusto e più rispettoso per gli artisti, è possibile divertirsi con questo emulatore di suoni:
https://experiments.withgoogle.com/ai/sound-maker/view/
Di Federica Suriano